martedì 22 giugno 2010

Innovazione e Involuzione - Manifesto #4

Anche questa volta lo spunto arriva dal blog dall'amico Luca Rinaldi - Post da una demopazzia :

Forzasilvio.it e la privacy...

Luca riprende una "notizia" che dal TG5 del 12 giugno rimbalza per la blogosfera: l'apertura del social network di Silvio Berlusconi: forzasilvio.it. Trascurando le implicazioni politiche, morali, ... volevo concentrarmi su alcuni tratti dell'iniziativa sotto il profilo della comunicazione digitale contemporanea.

Conoscete già le mie idee sul web2.0.

La cosa interessante di forzasilvio.it è l'uso di un format tipicamente anarchico e "2.0" come il social network in una logica di controllo top-down del campo comunicativo. Ovvero: creare sul web un ambiente protetto e controllato per supportare una rete di socializzazione esterna alla sfera politica, ma integrata nella vita quotidiana dei sostenitori del personaggio politico.

La registrazione richiede una quantità considerevole di dati personali (il numero di telefono cellulare è tra i campi obbligatori). Viene da chiedersi: perché? Cosa se ne fanno di tutti questi dati?

Azzardo tre ipotesi:
  1. la raccolta di dati può essere utile ai consulenti politici per studiare l'elettorato, definire con precisione il profilo dell'attivista e confrontare la composizione demografica e la distribuzione geografica degli attivisti sul web con quelle degli attivisti "tradizionali"
  2. i contatti potranno essere riutilizzati in future campagne di marketing diretto orientato a target altamente segmentati
  3. la quantità di dati richiesti serve a selezionare in ingresso gli iscritti al social network
Concentriamoci sull'ultima ipotesi.
L'utente medio è arrivato a percepire le informazioni che lo riguardano come un patrimonio informativo.
  • sa che qualcuno vuole i suoi dati personali
  • sa di avere il diritto a gestirli come preferisce
  • sa che in alcune situazione deve cederli per ottenere qualcosa in cambio (attivare una SIM, sottoscrivere un abbonamento, ...)
Ogni dato in più che chiediamo all'utente
  • aumenta il costo percepito per la "transazione"
  • aumenta il livello di diffidenza ("perché vogliono avere tutte queste informazioni? cosa se ne fanno?")
  • diminuisce l'utilità marginale percepita (il costo percepito e il livello di diffidenza aumentano per ogni informazione aggiuntiva richiesta, ma il valore atteso dalla transazione rimane lo stesso)
I curiosi sono allontanati, i critici intimoriti dalla quantità di informazioni richieste e solo gli utenti motivati completano l'iscrizione. Un perfetto meccanismo auto-selettivo.

Che cosa succede dentro a questa scatola nera?
Quali dinamiche si producono in un ambiente comunicativo controllato?
Queste dinamiche ambientali interagiscono con i discorsi interni al network? Come alterano la costruzione del mondo narrativo?

Gli strumenti del web2.0 sono efficaci anche per scopi diversi dagli ideali dell'Internet-utopia?

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